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Il suono negato di Dario Adamo Leconomia iblea - prevalentemente agricola - ha visto, sul piano sociale, una forte contrapposizione tra il ceto aristocratico (proprietari terrieri) e il ceto popolare (braccianti agricoli). Ridurre la realtà locale a queste due categorie è certo limitante, ma sostanzialmente i soggetti esclusi da questa classificazione hanno concorso a mantenere inalterato per secoli - o a cambiare lentamente - il regime feudale, scenario stesso della lotta fra padroni e manovalanza agricola, ben oltre la rivoluzione industriale e, per molti aspetti, addirittura oltre la rivoluzione elettrica. Specchio di questa realtà sociale, in ambito musicale, è la fioritura di due repertori diversi e, se non del tutto, essenzialmente autonomi: essi sono stati indicati, con ampio margine di imprecisione, con i termini di "musica colta" e di "musica popolare". Come sul piano socioeconomico, questo scenario ha subito sostanziali modifiche durante il Novecento, con una accelerazione vistosa e devastante negli ultimi decenni. Questa modernizzazione selvaggia non si è limitata a mutare i comportamenti acustici, ma ha causato la perdita della consapevolezza sonora e del fare musica caratteristici delle civiltà tradizionali equilibrate ed integrate. La politica economica, o meglio il desiderio sfrenato di prevalere (economicamente) sugli altri, ha preso il sopravvento su qualsiasi altro aspetto della vita umana. Adeguandosi al sistema capitalistico oggi, come centanni fa, luomo occidentale, oppresso dai monopoli e dalle multinazionali, vive la propria quotidianità in maniera aberrante: contribuire a queste dinamiche o venirne schiacciati! Limpoverimento di ogni pratica sociale ha portato alla società di massa (traguardo di eguaglianza, uneguaglianza che consente maggior controllo e dominabilità). In campo musicale questo processo trova il suo corrispondente nella morte del corpus popolare tradizionale: solo per accennare a qualche aspetto, il lavoro meccanizzato, se ha ridotto la fatica e i posti di lavoro, ha vanificato lo spirito e le occasioni che davano vita al canto di lavoro; luso della televisione e dei giochi elettronici ha spopolato i quartieri dei suoni infantili e adolescenziali; la discomusic (nonostante lapparente fruizione di gruppo) e lalta fedeltà hanno allontanato i giovani, e i meno giovani, dalle esperienze della musica viva. Oggi è lindustria musicale che confeziona i prodotti e lancia le mode e presto il processo di globalizzazione porterà ad avere una musica uguale e sintetica in tutto il globo, ingannevolmente spacciata per world music e, in realtà, paccottiglia eurocentrica. I generi popolari (o meglio di massa), già abbastanza manipolati e utilizzati nel tempo apparentemente libero dai ritmi alienanti del lavoro, verranno (peggio) sostituiti da una vera e propria tappezzeria sonora, appositamente costruita in laboratorio. Finora non abbiamo trattato la musica colta perché essa nonostante non sia più una musica viva, bensì un bene museale, ha i suoi cultori e non rischia lestinzione. Anzi, in questo ambito il processo di rivalutazione porterà ad unestensione delle conoscenze sulla sua pratica, anche se vi saranno pur sempre più ascoltatori che praticanti. La musica colta è rimasta, tutto sommato, un prodotto délite, per un pubblico scelto che, grazie alla riproducibilità ed economicità dei supporti sonori, non corrisponde più ad una determinata classe censuaria. Purtroppo molti specialisti e appassionati di questo genere ritengono che la musica colta sia lunicaveramusica ma in una società pluralista essa può semplicemente concorrere ad arricchire la nostra personalità. Sebbene i due generi abbiano ricevuto una trattazione a parte, può essere individuato un aspetto che li accomuna: il senso di smarrimento provato dai fruitori difronte al significato di ciò che si ascolta, lassenza e limpossibilità di essere guidati lungo un cammino di cui abbiamo ormai perso la bussola. Presa coscienza di tale stato di decadimento culturale sarebbe auspicabile che i pochi eventi che vengono organizzati non servano solo a santificare Pasqua e Natale e a riempire le serate dagosto con concerti di dubbio valore e dotati di scarsa progettualità o, peggio, per dimostrare demagogicamente una capacità politica, ma siano occasioni di progresso culturale ed arricchomento spirituale. A tal proposito un interessante banco di prova per la classe politica, sarà la gestione del teatro Garibaldi di Modica, di cui è stata annunciata linaugurazione, sia il probabile riutilizzo del teatro Marino di Ragusa: per queste strutture ci si deve attendere che gli operatori incaricati siano capaci di offrire una rosa di appuntamenti varia e progettualmente articolata (teatro di prosa, teatro musicale, danza, musica, cabaret, ...), e non un elenco di date fissate per dimostrare attività e chiudere il bilancio in pareggio. A parte questo, ammesso che lofferta musicale migliori, va osservata lesiguità degli edifici acusticamente adatti allascolto della musica. Pensare di utilizzare, sic et simpliciter, chiese, stadi palestre e teatri è assurdo. Queste strutture nate per altri scopi non consentono per tutti i generi di musica la fruizione ottimale (e stiamo parlando del requisito principale, della ragione di vita della musica). Se alcune strutture consentono, dopo un adeguato lavoro di riattazione, lascolto di alcuni generi, la comunità necessita di un auditorium realizzato ex novo, capiente ed acusticamente intelligente. Ma create le occasioni e i luoghi adatti alla loro fruizione occorrerà preparare gli attori: il comune fruitore dei nostri tempi ha bisogno di capire la musica, non può limitarsi a subire passivamente vibrazioni che per la sua cultura alla deriva non vogliono dire più nulla. Solitamente ci sforziamo di capire larte (in un paese dove la letteratura ha monopolizzato e traviato i nostri sensi) con gli stessi parametri che utilizziamo per comprendere un romanzo.Per sfatare questo tenace luogo comune e offrire a tutti la possibilità di combattere i fenomeni che ho descritto occorrerà, intanto, che le biblioteche pubbliche incrementino e sistematizzino le raccolte di saggi dargomento musicale e potenzino le raccolte di documenti sonori consentendone lascolto in sede; contemporaneamente occorrerà creare momenti di ascolto guidato per restituire la consapevolezza uditiva perduta nellattesa di poter assistere, almeno nel nostro territorio, ad un rinnovamento della politica culturale musicale. |