Riflessioni sull’estetica musicale:tributo ad un artista ibleo
Saggio-recensione de La Sicilia musicale
Musica e Terapia
Paolo Altieri a Scicli?
Il concerto di Alba Assenza: la musicista ritorna sulla scena dopo 22 anni
Presentato a Scicli il progetto discografico sulle musiche cameristiche di Borrometi
Due serate musicali al Centro Studi "F. Rossitto"
Musica in dis-uso.
 
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Musica e Terapia. di Dario Adamo

L’attribuzione di un potere magico alla musica e la funzione religiosa e terapeutica dei suoni sono elementi costanti dell’esperienza umana. Il concetto di musica come terapia è stato trattato da pensatori di tutte le epoche e in varie parti del globo. La musicoterapia come disciplina nasce però solo nel Novecento quando da rituali e pratiche empiriche si passa a protocolli terapeutici che implicano osservazioni mediche rigorose, esperienze cliniche, biologiche e neurofisiologiche. Questa disciplina è riconducibile all’ambito degli interventi di arte-terapia, indicando con tale termine l’insieme delle terapie non verbali che adoperando le attività creative cercano di aiutare gli individui che si trovano in situazione deficitaria rispetto ai limiti che la società dà alla normalità fisica e psichica o di migliorare la qualità della vita in qualunque condizione il soggetto si trovi, cercando di armonizzarne, integrandole, le componenti corporee e psichiche. Il corpus disciplinare della musicoterapia ha origine dalla riflessione sul rapporto Uomo-Suono, nesso privilegiato dello stato comunicante a partire dalla trasmissione biologica tra madre e feto fino a quella sociale della dinamica comunitaria. L’elemento sonoro, sebbene asemantico, permette manifestazioni comunicazionali ed artistiche tipiche dell’uomo; esso, stimolando i sensi, suscitando sensazioni ed emozioni, provocando reazioni fisiologiche e mentali funge da oggetto intermediario nel ricondurre l’individuo ad un ordine naturale ristabilendo la sintonia psico-fisica dell’essere con l’ambiente. La musicoterapia è applicata in tre aree: educativo-preventiva, riabilitativa e psicologico-.psichiatrica e viene praticata secondo due diverse metodologie: ‘musicoterapia attiva o produttiva’, in cui il paziente stesso produce suoni tramite strumenti musicali semplici e ‘musicoterapia passiva o recettiva’ basata sull’ascolto di brani scelti dal terapeuta. Esse hanno il più diffuso ed immediato, ma non esclusivo, utilizzo nel trattamento di patologie neuro-sensoriali-psicologiche e mentali, nella cura di patologie relative all’apprendimento e all’integrazione. La prassi musicoterapeutica si è dimostrata utile in diversi settori: "è considerata facente parte delle metodologie pedagogiche nei programmi di sostegno; offre nel corso delle sedute psicoterapiche di stabilire una relazione affettiva con pazienti colpiti da nevrosi gravi e psicosi e svolge un ruolo catalizzatore perché prepara emozionalmente il terreno ad altre influenze terapeutiche; serve a creare una musica d’atmosfera negli ospedali e negli istituti per anziani; serve a mitigare gli effetti dolorosi di alcuni interventi chirurgici, odontoiatrici e anche durante il parto; può essere considerata un trattamento degli stati ansiosi per le sue proprietà rilassanti e riequilibranti [...]. La musica è pure utilizzata nelle patologie psicosomatiche; nei soggetti instabili e nervosi e serve ad indurre l’ipnosi"1. In Italia la musicoterapia, vista in passato come pratica alternativa, ha raggiunto un’indubbia professionalità suscitando l’interesse di terapisti, delle famiglie con soggetti portatori di handicap, ma anche la curiosità del cittadino comune. In una visione di più ampio respiro che trasformi la musicoterapia in una pratica sociale, è senz’altro positivo la sua introduzione nel mondo scolastico (ufficializzata all’interno dei programmi ministeriali della scuola elementare con il D.P.R. 12 febbraio 1985) ove attività musicoterapeutiche ed educazione musicale potrebbero condividere lo spazio dedicato allo sviluppo delle facoltà acustiche. La musicoterapia nella vita scolastica oltre ad essere utile per il soggetto portatore di handicap si propone come un’attività non esercitativa e ripetitiva ma improntata alla libera espressione e comunicazione, come esperienza-conoscenza dei propri ‘significati esistenziali’, personali, relazionali, vitali, sociali per tutti i giovani utenti in formazione. Altro ambito disciplinare afferente alle arti-terapie che ha già suscitato ampio interesse a livello locale e nel mondo della scuola è la danzaterapia. Strumento utile a livello preventivo e riabilitativo-terapeutico, la danzaterapia si propone di contribuire all’armonico sviluppo dell’individuo attraverso l’uso del movimento, inteso come mezzo per la riscoperta del corpo e delle sue capacità espressive, al fine di promuovere l’integrazione psichica, emozionale, relazionale e affettiva dell’individuo attraverso lo sviluppo del processo creativo; non si tratta di un metodo impositivo di apprendimento motorio ma di un’educazione all’espressione motoria che stimoli la creatività individuale.

Volgendo lo sguardo alla situazione in provincia di Ragusa ci accorgiamo che, purtroppo, i pionieri della musicoterapia iblea hanno operato, ed operano, in un territorio carente di strutture, in cui le risposte alle molteplici situazioni di handicap sono scarse ed inadeguate. I nostri centri di riabilitazione, assistenza e terapia non ottengono uno sviluppo ed una crescita umana dell’individuo, ma fungono da zone di parcheggio in cui i soggetti svolgono attività poco più che ricreative. A Ragusa l’unica esperienza di musicoterapia è frutto della volontà di un gruppo di genitori colpiti in prima persona dalla debolezza dell’organizzazione istituzionale. Tale gruppo ha dato vita all’ARTHAI (Associazione Ragusana Tutela Handicappati e Invalidi), ospitata nei locali della Scuola Media ad indirizzo musicale ‘F. Crispi’. In questa struttura un’équipe di specialisti ed educatori segue una dozzina di giovani tra i venti e i venticinque anni con deficit sensoriali e/o psichici di grado medio-lieve. Dell’equipe fanno parte anche il musicoterapeuta Gianni Guastella, formatosi al Corso quadriennale del Centro Educazione Permanente di Assisi, e la danzaterapeuta Irene Aparo, proveniente dal Centro studi danza e movimento di Firenze. Nel tentativo di creare uno scenario più favorevole per la propria disciplina gli operatori iblei, tra cui gli stessi Guastella, Aparo e la musicoterapeuta Tiziana Garofalo, hanno costituito l’associazione Creartherapy (Creatività-Arte-Terapia) per divulgare le artiterapie nel territorio tramite la ricerca, la sperimentazione e lo studio dei linguaggi non verbali con attività formative e informative. Grazie a questo gruppo l’efficacia delle artiterapie comincia ad essere compresa: da qualche tempo è aumentata la domanda di corsi di aggiornamento informativi-esperienziali rivolta ai nostri artiterapeuti da parte di docenti e direttori didattici. I primi sforzi di chi opera in Creartherapy hanno gettato le basi per una migliore e più ampia applicazione della musicoterapia nell’ambito del disagio, creando le condizioni per una sua maggiore diffusione nel tessuto sociale.

 

Note

1. T. Manusardi, A.Totis, F.De Conno, Musica e arti figurative nelle cure palliative in Quaderni di cure palliative, vol.4 n. 1/96, p.294.

Cremona 7 / 11 / 98