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Presentato a Scicli il progetto delle musiche cameristiche di Borrometi di Dario Adamo

 

La rivalutazione della figura di Federico Borrometi (1851 - 1940) registra l’ennesima tappa positiva. Nella cornice della sconsacrata chiesa di S.Teresa in Scicli, si è tenuto un concerto cameristico con le musiche del compositore sciclitano vissuto tra Otto e Novecento. Spunto per l’Assessorato alle Politiche Culturali, sostenitore della manifestazione, l’uscita di un CD realizzato dalla GCC record (GCC CD 002). A vivificare le appassionate melodie di Borrometi un ensemble formato dal clarinettista Gianluca Campagnolo, dal flautista Sebastiano Molè, dal violinista Nunzio Cannavò e dal pianista Francesco Scrofani Cancellieri.

Nella storia patria della città di Scicli l’attività musicale di Borrometi occupa un posto importante a cavallo tra gli ultimi due secoli. Questo concetto è stato sostenuto dall’Associazione ‘G. F. Beneventano’ e dal Comune di Scicli: negli ultimi anni la loro collaborazione ha prodotto una monografia (1996) e, ora, l’incisione. L’incredibile sopravvivenza (tuttavia parziale) di un fondo d’archivio come quello di Borrometi, legato alla banda musicale, ma anche alla filarmonica dei nobili, tramanda parte di quanto eseguito in una data epoca nel territorio di Scicli. L’incuria delle amministrazioni e l’immotivata razzia di privati in altri centri iblei rende queste sopravvivenze sciclitane ancor più incredibili e degne delle più serie attenzioni.

La ricerca esclusiva di un continuo progresso compositivo ha distolto gli storici da una considerazione sociale della musica. Contesti in cui si produceva in maniera stilisticamente attardata, non erano al vaglio di tali studiosi. La figura singolare di cui ci occupiamo e il suo intorno sociale rientra nell’ottica di una rivalutazione di quegli ambiti trascurati dalla musicologia ‘aristocratica’, nella fattispecie la funzione di divulgazione culturale svolta dalla banda musicale di Scicli, vista attraverso la lente della produzione borrometiana.

Nel nostro secolo, la banda - in genere - ha mutato destinazione, ma - nonostante la condivisione o la sostituzione di ruoli nella sfera concertistica e educativa della comunità - la sua esistenza rimane fondamentale. L’assunto non è sorretto però dalla realtà in cui versano in genere i corpi bandistici iblei lasciati al loro destino dalle amministrazioni, responsabili anche del naufragio della relativa documentazione d’archivio.

Se la figura di Federico Borrometi è indissolubilmente legata alla banda musicale dal 1874 fino al 1938 (dall’infanzia fin quasi alla morte), la sua produzione si estende anche alle composizioni pianistiche, cameristiche, orchestrali, profane e sacre. La sua produzione non ha carratteri innovativi, perchè risponde alle necessità di una piccola comunità tagliata fuori dai circuiti internazionali, né vanta particolare erudizione, quindi si presenta semplice e spontanea, dalla struttura breve, e improntata ad una melodiosità romantica di riflesso.

Borrometi, oltre alla attività compositiva apprezzata localmente, ricevette vari riconoscimenti (nel 1891 a Palermo ottenne ad un concorso il diploma di grado superiore per compositore e medaglia d’argento, nel 1913 all’esposizione internazionale delle arti di Napoli la croce al merito e medaglia d’oro). Composizioni e riconoscimenti dovuti non all’appartenenza ad una corrente o ad una scuola determinata, ma ad un pragmatismo musicale. Composizioni più ambiziose non gli erano richieste e non sappiamo che tipo di formazione avesse per comporre lavori di più ampio respiro. La florida creatività non gli sarebbe probabilmente bastata per realizzare imponenti strutture. Si registrava allora la deficienza di istituti in grado di preparare musicisti e compositori, la stessa che a distanza di più di un secolo si soffre ancora, colpevole l’inettitudine politica, ma anche l’individualismo di chi nella nostra provincia di musica vive e non riesce a fare la voce grossa su questa situazione.

Senza fare un processo a ciò che sarebbe potuto essere e non è stato (magari facendolo alla situazione attuale), Borrometi, che non abbandonò la terra natìa per frequentare come colleghi più fortunati gli ambienti delle capitali internazionali della musica, ci lascia una buona quantità di composizioni - ripetiamo residui romantici nel primo Novecento, ma non per questo da sottovalutare. Essa ci perviene e ci dà la possibilità di studiarla e riproporla, ricostruendo così una fetta considerevole della musica sciclitana ed iblea.

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Federico Borrometi (1851 - 1940)