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Scicli di notte. di Dario Adamo Passeggiare per le antiche strade di Scicli in queste serate di fine maggio è una sensazione impagabile. Latmosfera è accogliente, sia per una sapiente illuminazione che esalta limpianto architettonico del centro storico, sia per il caldo ancora sopportabile che ci ritempra dallinverno appena lasciato alle spalle. Per chi viene dalle località limitrofe, queste puntate nella cittadina iblea vengono ancor più motivate da appuntamenti musicali: lofferta diventa un coktail davvero allettante. In questi giorni si rievocano gli avvenimenti del 1091 che videro il turco Belcane (Ball Kan, principe dArabia) soccombere alle potenze cristiane di Ruggero dHauteville, Gran Conte di Sicilia, aiutate, questultime, dallintervento della Madonna. La rievocazione teatrante - un ringraziamento alla Maronna re Mulici, patrona della città - si è svolta su un grande palco allestito nel cuore della città, Piazza Italia, sul quale campeggia una palma autentica e un finto castello arabeggiante. Ma in questa sede non vi sto a parlare né della festa in sé, né della rappresentazione satirico-burlesca che ha avuto luogo nella serata di sabato 30. Le manifestazioni organizzate per questo evento tradizionale riguardano anche la musica. Infatti lo stesso palco della rievocazione è stato lo scenario per lesibizione di alcuni gruppi locali. Due i gruppi modicani: giovedì 28 è stata la volta degli Odepoietoi, mentre venerdì 29 è toccato ai Masnada. Parlare di queste due formazioni comporta una premessa sugli studi di musica popolare. La ricerca etnomusicologia negli Iblei stenta a decollare, offrendo sprazzi di vitalità che non si iscrivono in una strategia continuativa. Per la musica popolare, nonostante le annotazioni e le incisioni, è rimasto quel carattere dimmediatezza peculiare alla materia sonora. La tradizione euroculta si affida alla trasmissione scritta: il supporto cartaceo ne perpetua la datità limitatamente ad alcuni parametri (principalmente altezza relativa e durata dei suoni), trascurandone altri legati alla prassi esecutiva direttamente correlata ai processi delloralità. Per il versante popolare il supporto di tradizione è la registrazione, strumento che si affianca, con più precisione e generosità di particolari, allappunto melodico. Entrambi gli espedienti, rispetto alla plurimillenaria cultura musicale europea, sono di recente acquisizione. La finalità di tutti i supporti non è però quella di sostituirsi al fenomeno musicale in sé: essi servono da archivio didattico per la musica colta e da strumento analitico per il versante popolare. Occorre una prassi viva. Il melos popolare ibleo è stato oggetto di studio e di diletto di uninfinita schiera di musicisti e di gruppi locali, ma pochi hanno avuto duratura fortuna. Le esperienze più fruttuose sono legate alle esperienze della Contea di Modica (dirette da Giovanni Bergamasco a partire dal 1972), ma negli anni altri gruppi hanno cercato di mantenere viva questa tradizione. Frutto di questi sforzi sono sicuramente le importanti iniziative discografiche Ntiempu fui cavaddu del gruppo Mistenda Addimurata (1983) e La Contea di Modica di Carbonaro e Belgiorno (1989). Ma come precedentemente affermato è imprescindibile imporre una prassi viva e non archivistica. Rispondendo a questa istanza culturale, attualmente si sta imponendo sulla scena musicale locale un gruppo di cultori, gli Odepoietoi, cantori dialettali modicani. I componenti di questo gruppo fanno parte di unassociazione dal programmatico nome di Muorika mia, attiva ormai da un paio di anni. Questassociazione si prefigge di contribuire alla riscoperta del proprio passato culturale per inserirlo attivamente nel presente. Accanto alle altre forme espressive, come quelle legate alla parola, Muorika Mia persegue i suoi intenti con un occhio particolare verso la memoria sonora . Di qui il motivo della nascita dellaffiatato gruppo degli Odepoietoi. Lensemble ha felicemente raggiunto un equilibrio fra ricerca etnica ed innovazione, rigettando quella stasi da cartolina che caratterizza la sterile proposta edulcorata di un gruppo folkloristico da cartolina; questi musicisti cercano di calare i brani proposti spettacolarmente in un contesto quanto più fedele allorigine sociale del repertorio. Lorganico vede un solido impianto vocale, con alcune individualità di spicco, che assieme agli strumenti conferisce ad ogni esibizione quellimmagine acustica di un passato non preconfezionato né stereotipato. Nella serata sciclitana sono state eseguite ninne-nanne, canzoni damore e di sdegno. Anche la poetica dei Masnada, gruppo esibitosi la sera successiva, ha attinenza - a diverso titolo - col patrimonio popolare modicano. Oltre ad adottare il dialetto come espressione linguistica i giovani musicisti attingono per alcune loro creazioni proprio al repertorio emerso dalle ricerche etnologiche condotte finora negli Iblei. Naturalmente, i Masnada, per la loro formazione, non potevano non calare questa materia forgiandola alchemicamente assieme al linguaggio rock. Uno dei referenti più importanti per i brani eseguiti a Scicli è emblematicamente proveniente dallesperienza di Mistenda Addimurata. Il melos originario è riconoscibile nella sua veste fortemente percussiva - il set di tamburi e le chitarre concorrono insieme a questa finalità - impressa incisivamente dallorganico strumentale. A riprova di quanto sia fervida la scena musicale di Scicli, va segnalato che la stessa sera di venerdì - mentre i Masnada lasciavano il palco ai Al Najoum, in un pub di via Mormino Penna, il Cuore Matto, è stato possibile gustare anche dellottimo blues. Con tutti i distinguo del caso, siamo ancora nel campo della musica cosiddetta popolare. Un trio di giovani licatesi, i Blue Roosters - chitarra, basso e batteria hanno estasiato gli astanti presentando i brani della loro ultima fatica discografica, Room 209. Lalbum mette assieme classici del rock-blues e brani composti dal chitarrista e cantante Gai Bennici - vivificati nelloccasione con il concorso di una granitica sezione ritmica (Giulio Lus alla batteria e Gino Lana al basso). Rispetto allesibizione sciclitana la realizzazione discografica, - ottenuta senza artifici fonici di sorta - oltre a qualche raddoppio vocale, mette in evidenza gli interventi pianistici e organistici di Salvo DAddeo, che conferiscono con unovattata aggressività ora un possente sostegno ora si impongono come validi interlecutori di riffs chitarristici a rendere più calda latmosfera metallica delle acrobazie di Gai Bennici. La chitarra di Bennici è una ripresa filologica, ma dalla tavolozza stilistica riassuntiva di ogni esperienza registratasi nel mondo del blues statunitense. Unico percorso artistico per un musicista siciliano che esplori un genere originatosi altrove, come nel caso del blues, non può essere che questo: sunto e rielaborazione. Con questo precetto estetico, degno di particolare attenzione critica è il brano che dà il titolo allalbum, scritto proprio da Bennici. Lacerazione dellio sublimata in suadenti successioni accordali, Room 209 è matericamente evoluto rispetto ai clichés classici del rock-blues. Per chi volesse verificare, il gruppo presto tornerà negli Iblei (sarà in estate a Scoglitti). Per lo sviluppo della nostra area, il legame tra spettacolo, cultura e turismo è obbligatorio. Per cui queste occasioni musicali vanno rese sistematiche, sia nelle piazze sia nei locali. Se la sete di cultura è notevolmente aumentata in questi anni, non sempre le amministrazioni hanno saputo cogliere questo fenomeno, hanno piuttosto perseguito una strategia à pois, offrendo musica solo nelle feste comandate, mentre la stragrande maggioranza dei gestori privati - in lotta col fiscalismo della SIAE (vero mostro che prende da tutti per dare ai soliti pochi), con i media che invitano la gente a starsene a casa, e coi vicini perbenisti che non vogliono casino - è stata scoraggiata ad affrontare il pur contenuto cachet di gruppi che costituiscono la linfa vitale della nostra cultura musicale. Una linfa che, nonostante le mille difficoltà incontrate dai nostri volenterosi giovani musicisti, è, fortunatamente, sempreverde. |