TUTTO SUGLI EX-LIBRIS a cura di Enzo Pellai
L'exlibris nella Milano degli anni 1935-1945
Tra gli invitati alla 3° Rassegna Nazionale "Bianco & Nero", ho notato la presenza di alcuni artisti ben conosciuti dai collezionisti exlibris.Questo fatto mi stimola a scrivere alcuni pensieri sul rapporto tra exlibris e arte del nostro secolo; argomento poco discusso in Italia, se si escludono le pubblicazioni edite dagli stessi collezionisti.
Eppure, osservando una buona collezione di exlibris si può trovare molta documentazione inedita, utile a integrare alcuni capitoli dell'arte. Naturalmente, occorre prima abbandonare il preconcetto che l'exlibris è sempre una banale etichetta eseguita per i libri di una biblioteca.
Scriveva Alberto Martini: "Chi non ha sale poetico non può ideare, né capire un exlibris artistico" (da un manoscritto citato in "Catalogo degli exlibris" Edi: Artes;Milano 1993, p.7).
Il suggerimento di un tema da parte del committente e l'annotazione del suo nome non hanno nulla da spartire con l'idea che l'artista realizzerà. Essi non turbano il valore estetico di un exlibris, bensì ne accrescono il valore culturale perché testimoniano direttamente i gusti, e a volte anche gli ideali, che sono presenti nella società. Inoltre, essendo l'exlibris abitualmente escluso dal percorso espositivo delle altre produzioni artistiche (gallerie private, musei) è stato, in certi momenti e luoghi, l'espressione meno conosciuta della creatività.
Per esempio, questo è accaduto nella Lituania sovietica nel periodo 1970-1990, ma anche nella Milano degli anni 1935-1945.
Limito questo mio scritto al caso di Milano. L'ambiente artistico era allora egemonizzato dai Novecentisti accolti dalla Sarfatti nella prima mostra del 1926, dai Primitivi-Chiaristi generati dal pensiero del giovane Persico (1900-1936), dagli Astrattisti della galleria 2Il Milione", e dal gruppo di "Corrente" guidato da Treccani e da Birolli.
Tutto questo è stato storicizzato da scritti e da mostre nel dopoguerra.
Il Surrealismo e l'Espressionismo tedesco erano emarginati, mentre la grafica era tenuta in scarsa considerazione. A Brera la cattedra di incisione era stata reintrodotta nel 1925, dopo più di 50 anni di cancellazione.
Benvenuto Disertori, che lo dirigeva, aveva trovato forti difficoltà a inserirsi nell'ambiente artistico milanese "ed ebbe a subire spiacevoli contrattempi da colleghi e critici d'arte" (P.Bellini:"I quaderni del conoscitore di stampe, 1972 n°14).
Il Surrealismo era rappresentato da Alberto Martini rientrato a Milano dopo alcuni anni di soggiorno parigino. Di questi anni Trenta, lui stesso scrisse in questi termini: "Alcune mie opere giovanili eseguite alla fine dell'Ottocento sono molto ricercate, e così quelle mature del primo Novecento mentre quegli exlibris e disegni volgarmente chiamati surrealisti non sono ancora che in piccola parte conosciuti dal pubblico italiano, piuttosto impreparato anche perché furono indegnamente boicottati durante l'impero fascista da una arrabbiata camorra arrivista" (idem).
L'artista, a cui Breton aveva proposto di aderire al suo manifesto surrealista, moriva a Milano nel 1954, nel silenzio che la critica aveva steso sui suoi ultimi lavori. Gli era rimasto accanto soltanto un gruppo di collezionisti di exlibris, riuniti in una associazione costituitasi nel 1937.
Se Martini è stato rivalutato in questo ultimo ventennio, rimangono dimenticati alcuni artisti a lui vicini (p. es. Enrico Vannuccini)e quelli che furono influenzati dall'espressionismo tedesco è un capitolo ancora da scrivere, andando a scoprire le opere grafiche di M. Fingesten, del primo F. Rognoni e, guardando con una prospettiva diversa da quella sinora usata, i 12 exlibris di A. Badodi.
Michel Fingesten (n. a Buczkowitz nel 1884) aveva trovato ospitalità a Milano nel 1935, poiché, essendo di origine ebrea, sentiva crescere la persecuzione nazista in Germania. Era già affermato (aveva avuto come editore Paul Cassier), ma la sua opera, legata ai temi della miseria, dell'eros e del pacifismo non si inserì nel clima culturale milanese. Il limite intellettuale (e ideologico) anche dei giovani di "Corrente" è confermato da una lettera di Treccani a Morlotti del febbraio 1943. "Siamo contrari all'Espressionismo a sfondo d'interiorità, isolamento, convulsione. Di questo movimento non sappiamo salvare che il carattere di profonda urgenza delle sue parole".
Probabilmente non garbava la derivazione ironico-dadaista-anarchica dell'Espressionismo tedesco, e il suo antinaturalismo era estraneo alla tradizione naturalistica lombarda. L'attenzione era rivolta a Parigi, al Romanticismo di Delacroix, ai Fauves, a Gaugain e ai gialli virgolettati di Van Gogh, un pò su Picasso e niente su Rouault, contemporaneamente si cercava di affermare "una coscienza storica che ci salva dal pessimismo" (R. De Grada: 2Corrente dic. 1939, n°15).
Fingesten fu sostenuto soltanto dal gruppo di exlibris che già aveva legato rapporti con A.Martini,E.Vannuccini,A.Cavallini, a cui seguiranno F.Rognoni e A.Badodi. Questa emarginazione ebbe anche qualche aspetto positivo, perché nessuno censurò le opere di Fingesten. Oltre agli exlibris, egli pubblicò una cartella di 13 incisioni ("Essai de danse macabre". 1938) e una raccolta di 10 acqueforti e puntasecche (" Piccole annotazioni marginali sul tema della guerra: dedicato con disprezzo a tutti i nemici dell'umanità". 1939), che non hanno eguali, per la visione anticipatrice e apocalittica degli orrori della guerra, nel contesto dell'arte europea di quell'epoca.
L'artista tedesco non sfuggì alle leggi razziali: fu arrestato il 9 Ottobre 1940, ma non per il contenuto delle sue opere, bensì come conseguenza del decreto del 4 Settembre, che internava gli "ebrei stranieri" equiparandoli a cittadini appartenenti a stati nemici.
Anche le opere giovanili di F.Rognoni (n.1913) sono ancora sconosciute ai nostri critici. Figlio di vecchi socialisti, era entrato in un giro che gli aveva fatto "incontrare dissidenti, socialisti, comunisti, anarchici"(B.Cadoni, F. Del Sole: "Franco Rognoni Exlibris". Exlibris Museum.1991).
Per un caso fortuito della vita poté frequentare la casa di Raffaello Giolli (poi morto a Mathausen nel 1942), leggere e formarsi per più di un anno sui libri della sua fornitissima biblioteca , e seguire suoi consigli e incoraggiamenti.
Gli espressionisti tedeschi erano presenti in quei volumi e suscitarono l'interesse di Rognoni, e la determinazione a seguire il loro stile e le loro idee, che erano congeniali alla sua personalità. Aiuti e consigli ricevette anche Saul Steinberg (n.1914), ebreo di origine romena, vissuto a Milano dal 1932 al 1941 anno della sua emigrazione negli U.S.A. Steinberg è stato uno dei più grandi disegnatori del nostro secolo; egli consentì a Rognoni di pubblicare i primi disegni sul giornale "Il Settebello" di cui era direttore.
I collezionisti di exlibris conobbero Rognoni attraverso la galleria "La Piccola Mostra", che L.F.Bolaffio conduceva in Via S.Vincenzo.
Anche Arnaldo Badodi (n.1913 - m.1942 in Russia) fu coinvolto, dal gruppo di collezionisti prima menzionato, nella creazione di exlibris.
Ne produsse 12, che corrispondono a circa la metà di tutto il suo opus grafico. Pubblicati nel dopoguerra da Sciardelli (1968) e poi nella monografia di Marco Falciano (1965), non sono, a mio avviso, collocati nel giusto contesto culturale da cui sono nati. Infatti essi hanno una visione irrazionale dell'uomo e una forza ironica che dimostrano la conoscenza di Fingesten. Certamente la grafica del grande artista tedesco interessava molto a Badodi perché in tutto il gruppo di "Corrente" ("Il più bravo" commenta Rognoni che lo conobbe)era il più attento all'incisione, avendo seguito i corsi di Disertori a Brera e vinto i Littoriali del 1938 per la grafica.
L'ideologia e "la camorra arrivista" hanno pesato molto anche nei giudizi dati nel dopoguerra. Ho accennato, prima, alle vicende di Alberto Martini, ma ancor più clamoroso fu l'atteggiamento di disprezzo verso Mario Sironi. Così rimangono ancor oggi, nel racconto della cultura milanese degli anni 1935-1945, zone da esplorare, ricuperando materiali e personaggi che essendo stati non omologati dai gruppi colti dominanti, anche se di fronda, erano stati condannati. Essi potrebbero da un lato ridimensionare il monopolio avanguardistico di "Corrente" e degli Astrattisti, ma anche dimostrare che nel "ventre" di Milano venivano metabolizzate idee e tendenze che sembravano non aver valicato le Alpi.