TUTTO SUGLI EX-LIBRIS a cura di Enzo Pellai
Furono gli artisti di area Tedesca a produrre i primi emblemi a stampa da applicare sui libri. In Germania, dopo l' invenzione di Gutemberg, la collaborazione fra stampatori e artisti fu immediata e ampia. Accanto alle tipografie erano sorte anche delle botteghe, dove degli artefici specializzati riproducevano su legno o su metallo i disegni inventati appositamente per questo scopo. Gli Stessi grandi maestri (si ricordi Dùrer per tutti) erano abili xilografi e bulinisti e fra le tante loro creazioni sono da annoverare gli exlibris. Gli studiosi dell' exlibris antico riferiscono che il primo exlibris a stampa fu quello intitolato a Hans Ingler cappellano della famiglia bavarese Von Schoenstett eseguito intorno al 1480, seguito, nei decenni successivi da quelli creati da Durer e da altri artisti.
In Italia il primato è conteso fra quello del vescovo di Tortona, Cesare Gambara (1540) e quello, più recentemente descritto da Egisto Biagaglia di Bernardo Clesio, probabilmente eseguito intorno al 1530.
La situazione italiana era in ritardo rispetto a quella tedesca per molteplici motivi tra cui l'avvio della attività tipografica 15 anni dopo l' invenzione della stampa a caratteri mobili; la minore versatilità degli artisti italiani nei confronti dell' incisione, la diversità di comportamento che esisteva a Roma (dove da Subiaco si erano trasferiti i protostampatori Pannari e Sweynheym), tra le alte sfere della curia e il ceto aristocratico. Mentre le prime avevano un livello di cultura elevato e raffinato, per cui preferivano continuare a commissionare e collezionare i codici il secondo aveva minori interessi culturali, per cui era poco propenso a spendere soldi per libri costosi perché arricchiti da illustrazioni.
La collaborazione tra incisori e stampatori trovò un ambiente più favorevole a Firenze e a Venezia, ma dopo il 1490.
Fino all' ultimo scorcio del XIX secolo gli exlibris furono eseguiti da abili bulinisti di riproduzione, che non rimasero vincolati ai primi modelli araldici, ma seguirono l'evoluzione dei gusti. Pertanto nel Seicento le figurazioni diventarono barocche e nel Settecento, soprattutto in Inghilterra assunsero lo stile "pictorial", con scene di paesaggio "pittoresco" in cui vengono descritti angoli piacevoli di natura con il nome del proprietario inciso su uno sperone di roccia.
Un altro genere in voga nel Settecento fu quello dei "Trofei", cioè di composizioni che affastellano strumenti musicali, armi libri e brani di paesaggio.
L'exlibris mantenne invariato in tutti questi secoli, il suo significato di manifestazione delle qualità morali e del prestigio sociale del titolare. A questo proposito si deve ricordare che il libro, in edizioni popolari, era diffuso anche tra la gente modesta che, per necessità di lavoro (bottegai. artigiani, mercanti) o di servizio religioso nelle pievi, era alfabetizzata e possedeva qualche raccolta di poemi cavallereschi, di novelle, di storie di Santi. Ma la gratificazione di cui potevano godere questi umili, come il "Sarto del villaggio'' di manzoniana memoria era circoscritta a una fama di ''uomo di talento e di scienza", che non oltrepassava i limiti del borgo e della vita terrena.
Nei cataloghi dei Remondini di Bassano e dei Sogliani (di Modena, che furono i più importanti editori di stampe e di libri popolari di quei secoli, gli exlibris non figurano mai nel, peraltro ricco, assortimento merceologico.
exlibris del XVIII secolo