Modica: un bilancio preliminare delle ricerche archeologiche di Vittorio G. Rizzone - Anna M. Sammito Le testimonianze archeologiche relative a Modica sono frammentarie e discontinue e si riferiscono, prevalentemente, a recuperi o a interventi occasionali (1). Linsistenza dellattuale abitato su quello antico, inoltre, ed i continui interventi di manomissione e riadattamenti a causa della espansione edilizia, rendono più difficoltosa la conservazione degli avanzi antichi. La raccolta di tali testimonianze, corredata da unaggiornata rassegna bibliografica, tuttavia, costituisce un imprescindibile punto di partenza per lespletamento di indagini mirate e sistematiche. I risultati degli interventi finora svolti nel centro storico vengono qui esposti in senso diacronico, supplendo alle carenze della documentazione con i dati che provengono dal territorio. Le evidenze archeologiche più antiche, risalenti allantica età del bronzo, sono costituite prevalentemente da necropoli documentate soprattutto nella vallata del torrente Pozzo dei Pruni, nel versante occidentale, nellarea compresa fra lex centrale elettrica ed il quartiere Sbalzo, sotto lo sperone della rocca del Castello. In questo versante tombe a grotticella artificiale erano state segnalate da Minardo nella zona del Pastificio della Contea e dellex centrale elettrica (2); attualmente il gruppo più cospicuo di tombe, superstite alle cave di pietra ed ai moderni edifici, si trova nella zona Quartiriccio (3): se ne contano circa una trentina (alcune sono state lasciate allo stato incoativo), presentano una pianta ovale o circolare, talora sono precedute da unanticella; lingresso è rozzamente tondeggiante o di sagoma rettangolare. Altre tombe apparentemente isolate, in quanto più intensa è stata la moderna attività edilizia, si ritrovano lungo lo stesso versante, in via Santa Venera e presso lomonima chiesa rupestre, qui talora riadattate in età tardoromana con loculi scavati nel piano di deposizione (4). È ipotizzabile che larea dellabitato relativo sia da collocarsi nei pianori soprastanti: è noto, in particolare, che materiali castellucciani furono rinvenuti nel 1877 nel pianoro di Santa Teresa (5). Ad età preistorica si riferisce un altro recupero effettuato nella vallata, presso la fontana di San Pancrazio. Nel corso di lavori stradali avvenuti nel 1878, furono recuperati numerosi manufatti (6), soprattutto di industria litica: macine in pietra lavica, strumenti e schegge di ossidiana e di selce; quanto ai frammenti fittili associati, ora dispersi, si ha lindicazione di S. Minardo per il quale essi presentavano "unornamentazione [...] quasi perfettamente analoga a quella di alcuni vasi trovati nella caverna Lazzaro" decorati "con segni di color nero sul fondo rosso delle stoviglie" (7) e sono, pertanto, inquadrabili nel periodo castellucciano. Un altro insediamento di età preistorica è documentato allaltro capo della città, nellaltura di Monserrato: nella precipite scarpata sottostante alla demolita chiesa di Santa Maria di Monserrato vi sono delle tombe a forno in molti casi ampliate e riutilizzate dallinsediamento trogloditico medievale (8). (A.M.S.) |