Il "Cincinnati Commercial Tribune" continua "Il fascino e il vigore che caratterizzano il meglio della scuola italiana è evidente nello spartito di "Paoletta"- cioè melodiosa esecuzione di un soggetto popolare, un' esecuzione non turbata o inedita da lunghi recitativi o commento orchestrale oscuro e elaborato, ma un' esecuzione piena di vita e movimento, melodia spontanea e vigorosa armonia". Nel "Dayton Journal" del 18 settembre 1910, sotto la fotografia del M° Floridia, fu scritto "Il compositore dell' opera "Paoletta" che è la più grossa novità nel programma del Festival di Cincinnati. Lo straordinario successo musicale di quest' opera ha collocato questo compositore fra i migliori dei giovani compositori del mondo" . A seguito della prima registrazione di musiche floridiane, effettuate nell'ottobre 1994 dall'Orchestra Sinfonica dell'Opera di Donetsk diretta dal maestro Silvano Frontalini, il musicologo Luigi Della Croce ha scritto: " ...I sinfonisti che potevano vantare una qualche rinomanza non solo in ambito nazionale, erano un gruppo sparuto. Forse soltanto sette distribuiti fra sei regioni: Giovanni Sgambati, Giuseppe Martucci, Pietro Floridia, Alberto Franchetti, Marco Enrico Bossi, Ferruccio Busoni e Leone Sinigaglia. Fra questi, i compositori di sinfonie vere e proprie si riducono a quattro per complessive sei sinfonie: Sgambati (2), Martucci (2), Floridia e Franchetti (1). La gloria di questa mezza dozzina di sinfonie che l' Italia riuscì a produrre è stata breve. Un fuoco di paglia, poi tutto è caduto nel dimenticatoio e solo da qualche anno si sta assistendo a prudenti tentativi di recupero. Il caso più clamoroso di eclissi è quello di Pietro Floridia, un musicista pieno di promesse in gran parte già mantenute tanto da essere considerato nel 1896 un operista a livello di Puccini. Non si spiegherebbe altrimenti il senso della piccola stagione d' opera svoltasi in tale anno a Bergamo comprendente due unici spettacoli: la Manon pucciniana e Maruzza, primo incontestabile successo del siciliano Floridia. Una conseguenza immediata delle trionfali rappresentazioni di Maruzza al teatro Riccardi di Bergamo (oggi teatro Donizetti) in accoppiata con Manon Lescaut fu l' incarico conferito a Floridia di scrivere un' ouverture festiva in vista delle celebrazioni del centenario della nascita di Donizetti. La partitura ultimata il 28 giugno 1897 a Milano, prova ancora una volta la fecondità melodica del compositore di Modica....." I misteri sulla figura di questo compositore che, sia la città natale, sia l' Italia stessa hanno posto da anni nel dimenticatoio, sono senza dubbio molti. Ma è indubbio il fatto che, sia dal punto di vista musicale che da quello storiografico, Pietro Floridia musicista senza una patria che abbia valorizzato e tramandato la sua musica, è caduto nell'oblio e nella solitudine delle poche righe che a lui oggi riservano le più quotate enciclopedie e dizionari di musica. Termina così la rivalutazione del nostro personaggio. Un risarcimento postumo, dovuto ad un uomo e un artista che ebbe il coraggio delle proprie scelte creative in un continente, l'America, ove tentò di sviluppare nuovi progetti culturali all'insegna del massimo impegno creativo. Pietro Floridia, fino alla fine dei suoi giorni, lottò per quest'obiettivo ed ebbe la consapevolezza della sua grandezza e credette fermamente nella vendetta postuma del tempo, che gli avrebbe assegnato il suo meritato posto nella storia della Musica. Questo lo sapeva lui e, purtroppo, lo sapevano anche i suoi nemici. |