L'INCISIONE
NELLA REPUBBLICA CECA Più
volte, in occasione del "Bianco & Nero", si è avuto modo
di conoscere incisori dell'Europa orientale e altrettante volte ci si è
trovati favorevolmente impressionati della loro vitalità artistica,
dello spessore tecnico, della raffinata creatività dei loro fogli. Continuando
la politica di promozione dell'arte calcografica, "La regina di
quadri" dedica una mostra a sei incisori della Repubblica Ceca come
tributo doveroso a una realtà degna di grande attenzione. La panoramica
offre uno spaccato fertilissimo di idee che si traducono nel linguaggio
incisorio filologicamente ineccepibile di chi "vive" tale arte
con dedizione assoluta, in maniera totale, sicchè l'aspetto tecnico si
traduce fluidamente in poetica. E che poetica! Nei fogli di Cerny,
Brazda, Pilecek, Kavan, Kacirek e Haskova si condensano esperienza e
sensibilità, ricerca e suggestione, istanze realistiche e suggestioni
simboliche. Frantisek
Cerny scompone lo spazio grafico in frantumi, in brani di materia
grumosa da cui emergono forme umane allo stato larvale, colate e
sedimenti corporei dilavati in sequenze lacerate, come in un gioco
combinatorio casuale di tessuti organici. Cerny inventa cellule
impazzite che emergono dall'indistinzione nell'atto di assumere senso,
di fondersi insieme e di acquistare finitezza, oppure stati di
allucinazione dove tutto può essere anche il proprio contrario,
nell'ambiguità di sègrete tensioni emotive. Le
opere di Brazda documentano la raffinatezza del suo linguaggio
calcografico e la profonda competenza tecnica. Dallo sfondo emergono
figure dilaniate in cui persiste un senso di umanità perduta: un mondo
di cyborg che subiscono un processo metamorfico di inaudita violenza
dinamica. Sono brandelli di corpi bellissimi la cui carica erotica
appare raggelata nell'algida perfezione di un seno, di un volto
incompleto o nascosto da un velo nero ("The bride").
Emblematico il foglio "In the cage", dove l'idea
dell'impossibile evasione si manifesta in tutta la sua drammaticità.
Eppure Brazda sa anche sorridere dell'orrore nel gioco del cavallo a
dondolo ("A ride") che esalta la componente
“motoria” della propria poetica. Il
simbolismo onirico di Pilecek spalanca mondi notturni e crea atmosfere
misteriose fuori dal tempo; le sue rappresentazioni hanno il potere di
immergere nell'angoscia: il pallino del biliardo diventato corpo
planetario, la ruota del carro della morte cambiata in orologio, l'uomo
sospeso in precario equilibrio sul baratro senza fondo (e ritorna il
simbolismo dell'orologio), la realtà rovesciata dell'uomo che si
specchia nelle pozzanghere.Il linguaggio chiaroscurale particolarmente
espressivo dà corpo alla sua visione e alla sua capacità tecnica;è il
caso della luna-uovo con l'assemblea in contemplazione estatica: una
ierofania tra velari di nuvole, occhio divino che diffonde la luce di
una verità consolante che bagna il deserto di pietra, ma essa rimane
oscura per tutti coloro i quali non sono disposti ad accoglierla
(simbolismo delle vesti), unica a farla propria è la giovane donna
"nuda" di orpelli, depositaria del mistero della fertilità.
Dall'opera traspare il misticismo di una ritualità arcaica
profondamente iscritta nella psiche umana. Pilacelt ci guida nella sua
mitografia attraverso un elaborato processo elaborativi, imperniato
sullo studio della profondità prospettica e degli effetti che la luce
crea incidendo sulle forme. Nei
grandi fogli di Kavan si manifesta una poetica meno sofferta; la
definirei, anzi, di respiro rinascimentale nel tratteggiato dei volti di
ascendenza leonardesca e botticelliana. Egli procede per sovrapposizioni
da cui emergono decorazioni naturalistiche e grafismi arabescati.Un
ritorno all'antico, alla tradizione calcografica rivisitata attraverso
il fascinoso uso dell' acquatinta colorata che contribuisce a esaltare
la duttile e raffinata forza del segno. Kavan sceglie la mimesi
rileggendo con originalità il mestiere" dell'arte incisa e
puntando sul piacere estetico puro. Nella
produzione di Kacirek prevale l'uso della puntasecca su carta e della
lineografla a volte combinate insieme, ma in genere usate in modo
autonomo. Osservando gli esiti, si può notare come la scelta tecnica e
del materiale possa condizionare il linguaggio dell'artista. Quello che
rimane costante è la duttilità del segno,la misura di equilibrio e
l'espressività dei suoi ritratti. Ne "Gli amici di J. Demì"
è evidente la capacità di indagine psicologica dell'artista: Kacirek
sceglie di raffigurare, oltre al soggetto gli "amici" fiori di
campo sceglie cioè di ritrarre anche l'anima, gli interessi e la
sensibilità del protagonista. I semitoni delle sue puntesecche, le
spente tonalità del verde e dell'ocra offrono un decisivo contributo
all'evocativa atmosfera di questi fogli. Le
ragguardevoli dimensioni delle opere di Eva Haskova sono già un indizio
di poetica: l'esigenza spaziale di far emergere il proprio mondo
interiore la personale Weltanschauung a tutto campo. La
monumentalità di cupole e campanili di contesti architettonici prende
forma dalla metamorfosi: viti e obici giganteschi lentamente assumono la
natura di edifici sacri, segno di una genialità umana riconsacrata
dalla fantasia dell'artista . Nell' "Omaggio a Mabler” una catena
mostruosa domina il ritratto a significare le complicate involuzioni
della psiche, l'inestricabile viluppo ferrigno delle passioni umane così
difficili da sciogliere e comprendere. Eva Haskova elabora i temi con la
tensione trasfigurativa di un'arte grafica fortemente interiorizzata,
dando luogo a elaborazioni stilistiche che trovano nella potenza
chiaroscurale, nell'eleganza del segno gli elementi primari dei suo
messaggio incisorio. Marisa Scopello
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