MARUZZA. Agli inizi del 1894 il "Corriere di Catania" giudicava "Maruzza" un lavoro destinato ad un grande successo, poichè alla potenza del dramma si accoppia un genere di musica interamente affascinante ed originale. La "Maruzza" avrebbe dovuto essere rappresentata per la prima volta a Palermo (stagione teatrale 1894). L' editore Giulio Ricordi riteneva fosse giusto che il battesimo della nuova opera avvenisse in Sicilia. Per l' esecuzione di "Maruzza", la scelta dell' interprete femminile era caduta su Emma Zilli, mentre la direzione orchestrale fu affidata al M° Alessandro Pomè. Le prove generali erano a buon punto, quando per un crack finanziario dell' impresa teatrale "Micheluzzi", l' opera non potè essere rappresentata. Floridia lasciò quindi la Sicilia e ritornò a Milano. Intanto la Casa Ricordi, che aveva acquistato i diritti sulla partitura, interessò il M° Barzilai che si prodigò affinchè l' opera fosse data a Venezia. IL LIBRETTO. La scena si svolge a Modica e dintorni. Massaro Giorgio ama Maruzza, la spigolatrice, ed è da lei riamato. Peppe, il generale dei mietitori della masseria di Giorgio, ama anch'egli, non corrisposto e senza speranze, Maruzza. Gna 'nzula, donna intrigante e ciarliera, vede e sa tutto, ed il suo interessamento è causa di seri contrasti fra tutti. Maruzza, dopo aver ottenuto da Giorgio la promessa di matrimonio, cede alle lusinghe di questo. Ma la realtà è ben diversa, purtroppo. Giorgio è costretto dalla madre a sposare Teresa: donna ricca e senza carattere passionale che non lo renderà felice. Amareggiato più che mai, Giorgio rivolge i suoi pensieri all'indimenticata ed indimenticabile Maruzza. La rivede durante la festa del patrono di Modica, San Giorgio, e per farsi perdonare e riscattare l'onore perduto della donna che ama, le regala quaranta onze d'oro. Maruzza accetta il denaro a condizione che Giorgio le doni una ciocca dei suoi capelli. Peppe, che di nascosto ha visto tutto, capisce; è sul punto di sfidare a duello il rivale in amore, quando giunge Gna 'nzula. Peppe ha la certezza di aver perso Maruzza per sempre, ed in un attimo di collera, sfoga il suo dolore cantando per lei una "canzone di sdegno". Maruzza additata da tutti per il disonore subìto, utilizza il denaro e la ciocca di capelli per incatenare l'amante con la malìa. Giorgio, per amore o per malìa, non riesce a dimenticare Maruzza. Così, ad un invito della donna, corre da lei per cercare tra le sue braccia un antidoto al veleno del rimorso che lo sta lentamente distruggendo. E' la tragedia! Maruzza ha sistemato sul letto il suo corredo nuziale e dopo aver ubriacato Giorgio d'amore e vino, e dopo aver chiuso l'uscio buttando chissà dove la chiave, dà fuoco al fienile. In un crescendo d'amore e morte, il sipario cala sui due amanti che abbracciati e avvolti dalle fiamme si giurano amore per l'eternità. |